Il 25 Novembre si celebra la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Sebbene la violenza fisica sia quella più facilmente riconoscibile, vi sono molteplici forme e modalità in cui si può sviluppare.

I dati ONU mostrano che circa il 35% delle donne nel Mondo ha subito violenza dal partner o da un’altra persona. Nel Dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha indetto il 25 Novembre come data di questa ricorrenza, una data non scelta a caso, ma in memoria di un evento accaduto nel 1960 in cui furono assassinate brutalmente tre sorelle (Mirabal) impegnate in un movimento rivoluzionario contro il dittatore Latinoamericano Trujillo.

Ogni anno si organizzano eventi e ritrovi per ricordare questi tristi eventi, ai quali sempre più spesso assistono anche bambini piccoli e che non sono identificabili solo con la violenza fisica.

Nel 1993 si riunì a Vienna la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite dove la violenza sulle donne venne definita come “Qualsiasi atto di genere che comporta, o è probabile che comporti, una sofferenza fisica, sessuale o psicologica o una qualsiasi forma di sofferenza alla donna, comprese le minacce di tali violenze, forme di coercizione o forme arbitrarie di privazione della libertà, sia che si verifichino nel contesto della vita privata che di quella pubblica”.

La violenza sulle donne può quindi assumere molteplici forme:

  • Violenza fisica: identificabile con percosse, lancio di oggetti, schiaffi, calci, spintonamenti, minacce o uso di armi da fuoco o da taglio
  • Violenza sessuale: imposizione di un rapporto sessuale o un’intimità non desiderati
  • Violenza psicologica: attacchi verbali come derisioni, moleste verbali, insulti, denigrazioni atte a convincere la donna di non valere nulla, oppure isolamento della donna atto ad allontanarla da qualsiasi rapporto sociale, o ancora controllo eccessivo, ripetute accuse di infedeltà, minacce di divorzio, abbandono o aggressione nei confronti dei familiari e figli della donna, violenza sui figli o animali cari alla donna, danneggiamento o distruzione di oggetti cari alla donna
  • Violenza economica: questo tipo di violenza è spesso difficile da identificare, si può definire come limitare o negare l’accesso alle finanze familiari, boicottare o impedire il lavoro fuori casa, controllare o impedire l’indipendenza economica.
  • Mutilazioni genitali: in molti paesi, soprattutto africani, ancora rimane questa pratica che viene eseguita in forme diverse dalla circoncisione, in cui viene asportata una parte del clitoride, all’asportazione completa del clitoride, all’infibulazione detta anche infibulazione faraonica in cui vi è l’asportazione totale delle piccole labbra, parte delle grandi labbra e del clitoride e la cucitura della vulva lasciando solo un piccolo spazio per permettere la fuoriuscita dell’urina.
  • Stalking: quando una persona, di solito l’ex partner, ma potrebbe trattarsi anche di un amico, un collega, un conoscente o addirittura un estraneo, il quale perseguita la “vittima” tramite minacce, molestie fisiche o psicologiche, o pedinamenti che portano la donna in uno stato di costante ansia e paura
  • Prostituzione forzata: Spesso sono donne povere o immigrate che vengono costrette a prostituirsi, ma non solo, vi sono casi in cui è un parente a costringere la donna a questa pratica sfruttandola per trattenere tutti i guadagni.
  • Matrimonio forzato: come accade in molti paesi in cui delle ragazzine poco più che bambine vengono costrette a sposarsi, o dove è la famiglia a decidere a chi andranno in sposa le figlie, decisioni che a volte vengono accordate con la famiglia del futuro marito quando i bambini sono ancora molto piccoli.
  • Sterilizzazione forzata: in cui la donna viene costretta a subire questo intervento o viene addirittura convinta che la sterilizzazione sia l’unica soluzione ad un problema, senza vagliare altre possibili soluzioni.
  • Violenza è anche costringere una donna a subire qualsiasi procedura ostetrica o ginecologica senza che sia stata consultata e adeguatamente informata, imporle posizioni al travaglio e parto senza che vi sia un’evidenza scientifica o senza che ve ne sia la necessità, dove a guidare è solo la comodità dell’operatore senza prestare attenzione e dar peso a ciò che la donna vorrebbe.

Vi sono numerose associazioni che aiutano, accolgono e proteggono queste donne, cercando di sostenerle per uscire da questa situazione fino a denunciare l’accaduto e chi lo ha compiuto.

Ne approfitto per incoraggiare tutte le donne di non lasciarsi prendere dalla paura delle minacce o di ciò che potrebbe accadere, se riconoscete uno qualsiasi degli aspetti che ho descritto non esitate a chiedere aiuto, ci sono tante associazioni che vi permettono di trovare la sicurezza e l’aiuto per voi e le persone che vi stanno a cuore. Ricordatevi che “Non esiste chi picchia per amore”, che picchiare non è solo il gesto fisico e che anche se vi sentite innamorate di quella persona questo non è vero amore, ma solo una sensazione e la paura di ciò che potrebbe accadere se deciderete di lasciarlo, è un amore destinato a farvi soffrire e se ci penserete con sincerità scoprirete anche voi che non è amore la storia che state vivendo. Su questo sito potrete trovare tutte le associazioni presenti sul territorio: www.casadelladonna-bs.it

Articolo publicato anche sulla rubrica “l’ostetrica svela che…” nella web magazine UrbanPost nella sezione UrbanDonna

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