Sta facendo il giro del mondo la notizia di un bambino con 3 DNA, ma cosa significa? Cosa hanno fatto gli scienziati?

Ci sono ancora tante controversie su quando sia lecito usare la scienza medica nel campo della procreazione; a mio parere il tentativo di aiutare una coppia ad avere un figlio, nei limiti della sicurezza (quindi non in donne che hanno superato l’età per avere un bimbo e la cui gravidanza stessa sarebbe un pericolo sia per la mamma che per il figlio) e nei limiti dell’eticità, anche se questo è un campo che resta e resterà sempre in evoluzione e mai facile da definire (quindi, sempre a mio parere, non usando le tecniche mediche per avere un figlio con caratteristiche fisiche che lo facciano apparire “perfetto”, come una modernizzazione dell’idea di creare una razza perfetta), potrebbe essere un buon impiego per sconfiggere molte patologie genetiche che ancora impediscono a molti bimbi di sopravvivere.

La tecnica usata dal Dottor Zhang, non è esattamente un rimescolamento genetico, esso infatti, partendo dalla cellula uovo della madre non ancora fecondata dallo spermatozoo paterno, ne ha estratto il nucleo (che è la parte della cellula che contiene il DNA) e lo ha inserito nella cellula uovo di una donatrice, alla quale aveva tolto il nucleo e i cui mitocondri (che sono i portatori della patologia in questione, la Leigh Syndrome, una malattia che colpisce lo sviluppo del sistema nervoso e che ha portato alla morte dei due bimbi precedentemente avuti dalla coppia) risultavano sani. A questo punto la nuova cellula uovo contenente il DNA materno è stata fatta fecondare dagli spermatozoi del padre e l’embrione che si è sviluppato è stato impiantato nell’utero materno, permettendo la crescita e nascita di un neonato che oggi ha 5 mesi e risulta sano.

La definizione del “bambino a 3 DNA” è dovuta al fatto che i mitocondri, che sono degli organelli contenuti nelle cellule e sono i responsabili della “fornitura di energia” per la sopravvivenza della cellula stessa, hanno un DNA proprio che viene ereditato sempre e solo dal ramo materno e mai da quello paterno. Per cui all’interno del nucleo delle cellule di questo neonato c’è solo il DNA derivante per il 50% dalla mamma e per il 50% dal padre (come per tutti noi), mentre il DNA dei mitocondri deriva dalla donatrice, DNA che non verrà poi passato alle generazioni successive, in quanto il neonato è maschio e come ho detto i mitocondri derivano solo dal ramo materno.

Ritengo personalmente che questo sia un buon impiego della profonda conoscenza scientifica che il genere umano sta acquisendo. Ciò che ritengo necessario è prestare sempre attenzione a non esagerare, eccedendo nel tentativo di sostituirsi alla natura. L’uomo ha sempre cercato di sopravvivere e credo che usare la scienza per sconfiggere una patologia ed aiutare una coppia ad avere un figlio sano e che non muoia di li a pochi mesi o giorni sia una bella cosa; ritengo l’uso di questa tecnica abbastanza vicina, anche se non completamente paragonabile, a quando operiamo un feto in utero per salvarlo da una malformazione compatibile con la vita uterina ma non con quella fuori dall’utero materno. Questo è un mio parere personale, in questo articolo ho cercato di spiegare la tecnica usata con occhio scientifico ed oggettivo. Lasciando solo alla conclusione la mia personale posizione.

Qui il link all’articolo originale uscito sulla rivista Science: “Exclusive: World’s firs baby bornwith new “three parent” technique

Articolo pubblicato sul webmagazine UrbanPost nella sezione Mamma

P.S. Le immagini qui sotto, non sono prese effettivamente dalla tecnica usata, ma sono solo un aiuto per capire come hanno operato.

Seguimi su Facebook

All rights reserved Ostetrica Colombo.